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Pulsar

17.00

“Pulsar” comincia nel 1967. In quell’anno nasce la voce che racconta questa storia. Una voce che racconta dell’amore per sua madre, per i suoi nonni; che parla di Viggiù e della sua infanzia. L’infanzia è infatti la stella pulsante nelle vite di ciascuno di noi, le cui onde influenzano chi siamo e soprattutto chi saremo. Il racconto di questa voce si forma anno dopo anno, perché nella vita di un bambino ogni anno è un secolo e una rivoluzione, ogni anno è un’esplosione di vita incontrollabile. Poi, a un certo punto, si interrompe: l’infanzia finisce, e la voce capisce che anche lei deve trasformarsi. Deve farsi storia di tutti, deve raccontare il percorso di un’umanità verso un futuro sempre più incomprensibile e pieno di violenza. Allora si passa dall’«io» al «noi», dalla storia individuale alla narrazione per decadi, con le loro catastrofi. Si passa alla speranza di continuare a sentire l’eco della stella che pulsa, alla speranza che l’infanzia non finisca e che, anzi, possa cambiare la collettività, la storia e l’avvenire. L’infanzia che è il gesto d’amore supremo. La stella che non muore.
In Pulsar il tema dell’infanzia è centrale. L’infanzia è infatti la stella pulsante nelle vite di ciascuno di noi, le cui onde influenzano chi siamo e soprattutto chi saremo…

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    Descrizione

    “Pulsar” comincia nel 1967. In quell’anno nasce la voce che racconta questa storia. Una voce che racconta dell’amore per sua madre, per i suoi nonni; che parla di Viggiù e della sua infanzia. L’infanzia è infatti la stella pulsante nelle vite di ciascuno di noi, le cui onde influenzano chi siamo e soprattutto chi saremo. Il racconto di questa voce si forma anno dopo anno, perché nella vita di un bambino ogni anno è un secolo e una rivoluzione, ogni anno è un’esplosione di vita incontrollabile. Poi, a un certo punto, si interrompe: l’infanzia finisce, e la voce capisce che anche lei deve trasformarsi. Deve farsi storia di tutti, deve raccontare il percorso di un’umanità verso un futuro sempre più incomprensibile e pieno di violenza. Allora si passa dall’«io» al «noi», dalla storia individuale alla narrazione per decadi, con le loro catastrofi. Si passa alla speranza di continuare a sentire l’eco della stella che pulsa, alla speranza che l’infanzia non finisca e che, anzi, possa cambiare la collettività, la storia e l’avvenire. L’infanzia che è il gesto d’amore supremo. La stella che non muore.

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